giovedì 21 gennaio 2010

Sciopero Mediaset il 20 gennaio

Sciopero Mediaset il 20 gennaio e manifestazione a Roma

La determinazione con cui l’Azienda intende portare a compimento la cessione del settore Trucco, Acconciature e Sartoria è la risposta più eloquente a chi ancora si chiede il perché di questa manovra.
Le stesse motivazioni apportate sono senza fondamento e la rassicurazione che non è il destino di Videotime in discussione non può che lasciare molto scettici. La stessa melodia è risuonata quando si è trattato dei colleghi di Elettronica Industriale, di RTI Music e di tutti quei settori, che a gruppi o singolarmente sono stati smembrati e poi esternalizzati. E’ una pratica ormai vecchia di anni , affiancata parallelamente da un costante lavorio atto a rendere le condizioni del mercato del settore fuori dai network a livelli da paese incivile e selvaggio. Totale deregolamentazione, pratica del lavoro nero, mal pagato, diffusione del precariato, scomparsa di qualsiasi diritto, mortificazione delle professionalità e impoverimento delle retribuzioni è la realtà fuori da RAI e Mediaset. Ridotto in maniera vertiginosa il costo del lavoro sul mercato esterno, perché continuare a pagare tasse e contributi, assicurazioni e malattie, stipendi regolati da un rapporto sindacale e da un contratto di lavoro, pensioni e trasferte a dipendenti interni. Molto più facile appaltare e lasciar sub-appaltare.
Questa la spiegazione del procedere imperturbabile di questa azienda, non si può tornare indietro sulla cessione del settore “Trucco, Parrucco e Sartoria” perché è alla cessione di Videotime e di buona parte di Mediaset che si stà puntando.
Noi siamo convinti che è possibile cambiare direzione, che l’impegno di tutti i lavoratori e le lavoratrici è determinante. Abbiamo già commesso in passato molti errori, lo stesso aver tenuto gli occhi chiusi su quello che accadeva ai nostri colleghi free-lance lo potremmo pagare gia oggi, con le esternalizzazioni in atto e quelle che potrebbero seguire. Un errore grave per noi ma imperdonabile per chi doveva tutelarci sindacalmente, esterni ed interni.
Ma proprio dall’esterno ci viene oggi lo stimolo a svegliarci finalmente. I nostri colleghi dei services esterni hanno capito che siamo tutti una unica categoria di lavoratori, impegnati e sfruttati dalla stessa industria televisiva, sia essa pubblica o privata. Sono quegli stessi colleghi , ignorati da noi per tanto tempo, che si sono costituiti in associazione, CLB-Fuori Onda, e oggi sostengono le nostre lotte anche rinunciando a quelle poche giornate di lavoro che riescono a trovare.
Un esempio di solidarietà dimenticata, perduta e che pure va riconquistata, non per semplice principio ma perché il nostro destino è comune. Chi credeva e crede di salvarsi basta che guardi alle nostre colleghe che dal 1° Febbraio potranno considerarsi precarie se noi non saremo capaci di reagire.
La CUB Informazione e lo SLAI Cobas invitano a non mollare, a non credere in possibili rassicurazioni, a non svendere i loro colleghi in cambio di una ipotetica garanzia sul futuro. Il nostro futuro si gioca qui e adesso. La direzione oggi attacca un settore piccolo ma è solo un cavallo di troia per saggiare il terreno. La risposta dei lavoratori e lavoratrici c’è stata e lo sciopero del 20 potrà essere importante. A questo deve seguire una tenuta sindacale e altrimenti dopo sarà sarà più difficile .
Ci hanno già mentito, perché dovremmo credergli ora.
La CUB Informazione e lo SLAI Cobas invitano a sostenere lo
sciopero del 20 Gennaio
e a partecipare alla
manifestazione nazionale che si terrà a ROMA
con presidio dalle 9 alle 13 in piazza Montecitorio

venerdì 8 gennaio 2010

Sciopero Mediaset 10 e 11 gennaio

La CUB Informazione e lo Slai Cobas sostengono lo sciopero di tutti i lavoratori e le lavoratrici del gruppo Mediaset a livello nazionale ed invitano i lavoratori e lavoratrici a partecipare alla mobilitazione .
Da tempo sosteniamo che oscure manovre si agitavano alle spalle dei lavoratori. Il rinvio del rinnovo del contratto integrativo è stato un chiaro segnale delle intenzioni di questa azienda.
La cessione del settore trucco, acconciature e sartoria ad una società esterna è solo il primo tassello di un domino che vedrà cadere uno dopo l’altro interi settori produttivi? Alla luce di questi avvenimenti dobbiamo chiederci se l’obbiettivo dell’azienda sia la dismissione di Videotime? O di molte parti di Mediaset?
La cessione di rami d’azienda da parte del principale gruppo televisivo privato che fa capo al Presidente del Consiglio non trova ragione in un reale stato di crisi ma in una scelta politica. Mediaset non è una azienda in crisi, se è vero che gli incassi pubblicitari sono rimasti stabili nel 2008 il fatturato ha continuato a crescere con un aumento del 4,2 %. La stessa Mediobanca prevede un aumento del titolo per il 2010. Dunque la scelta è quella, tutta politica, di fare di questo paese una repubblica non più fondata sul lavoro. Un paese in cui vada definitivamente a sparire il lavoro a tempo indeterminato, il “lavoro fisso”, la garanzia del futuro e della pensione, per lasciare posto alla totale deregolamentazione, al lavoro precario e nero. Questo il segnale che viene da Mediaset a tutti gli imprenditori del paese. Non sappiamo se l’obbiettivo finale è quello di vendere (forse già hanno venduto) Videotime o l’intero gruppo Mediaset, certo è che i segnali sono preoccupanti e che la dismissione del settore trucco, acconciature e sartoria potrebbe essere solo il primo tassello di un domino che travolgerà intere professioni, posti di lavoro, famiglie. Per questo cercheremo di fare argine ad una simile catastrofica deriva che travolgerà non solo i dipendenti Mediaset, non solo tutti i lavoratori dell’indotto che già oggi operano in condizioni da paese incivile, ma darà il via libera alla distruzione sistematica di qualsiasi garanzia occupazionale.
Lo sciopero del 10 e 11 gennaio è solo la prima risposta di protesta a cui seguiranno altre giornate di lotta che cercheremo di organizzare allargando la partecipazione a tutta la categoria dei lavoratori del Broadcast.
Lì, 8 gennaio 2010

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