venerdì 24 luglio 2009

Secondamano: lunedì 27 luglio incontro decisivo

Secondamano: lunedì 27 luglio incontro decisivo per verificare il piano, per evitare i licenziamenti, per la cassa integrazione a rotazione e con integrazione al reddito e la formazione.

• Gruppi di lavoro per idee e proposte

La proposta di accelerare i tempi per la definizione di un accordo è una possibilità che dovrebbe andare di pari passo con le esigenze di lavoratori e lavoratrici.
Il piano scritto per la mobilità comprende un fritto misto in alcune aree e uno scorporo delle varie aree funzionale a individuare in parte gli esuberi. In altri casi la confusione forse è dovuta al tentativo di far tornare i conti economici ma così l’azienda, il processo produttivo potrebbe non funzionare. E’ quindi indispensabile che si mettano al lavoro gruppi di studio, di verifica del piano (costruito di corsa insieme a chi fino a ieri ha gestito e sostenuto l’online e non si è preoccupato della carta). A lavoratori e lavoratrici chiediamo di farsi avanti con idee e proposte per il rilancio delle attività; può darsi che siano in contraddizione con le scelte della direzione ma sappiamo per esperienza che loro non hanno la bacchetta magica. Un gruppo di lavoratori/trici potrebbe affiancarsi o aggiungersi alle RSU e alle organizzazioni sindacali per evitare di buttare via il bambino con l’acqua sporca e provare tutte le strade possibili per allargare le attività (riprendendo quelle vecchie e trovandone di nuove).

• Cassa integrazione a rotazione e integrazione al reddito

La legge prevede la rotazione. Un buon accordo dovrebbe escludere le zero ore per tutti e/o un massimo di permanenza in cigs (il 50% del periodo??). La integrazione al valore della cigs (minimo 780 euro e massimo 858 euro per dodici mesi e ognuno può confrontare per una calcolo sommario con il CUD la sua perdita) è una richiesta avanzata da molti in questo periodo di crisi economica. La soluzione è quella di una modifica legislativa che riporti all’80% del salario reale di ognuno la indennità di mobilità e di cassa integrazione. Nel frattempo è necessario che si avanzi a livello aziendale la richiesta di integrazione del salario mancante. Nel caso di 70 persone in cigs ogni 100 euro di integrazione la direzione spenderebbe 7.000 euro … non sono cifre folli considerando che il numero potrebbe parzialmente decrescere… e considerando la difficoltà a trovare posto di lavoro l’investimento per evitare drammi e difficoltà ai bilanci famigliari è una importante componente sociale. Non pensiamo che l’investimento debba essere dirottato solo sull’incentivo per chi se ne va.
Naturalmente una buona rotazione consente di guadagnarsi una parte di reddito intero che quindi compensa parzialmente le perdite di una eventuale cigs a zero ore. In ogni caso andrebbero salvaguardati ferie, 13esima e premio di giugno per intero.



Perché in tutti reparti si può fare la rotazione?
La direzione, la Confindustria sostiene la rotazione possibile se le esigenze tecniche produttive lo consentono. La formula è generica e non vincolante e quindi insufficiente.
Quel che è certo che la cassa a zero ore risulta una discriminazione impugnabile legalmente se è ingiustificata.
Non bastano i criteri della lettera della mobilità che vengono superati dall’utilizzo della cassa integrazione e quindi si deve rivedere il tutto con un'altra ottica.
• A parità di livello non ci può essere una giustificazione contraria alla rotazione;
• per chi ha cambiato mansione e funzioni negli anni questo può costituire un elemento utile a favorire la rotazione.
• La cassa integrazione può essere a rotazione mensile o settimanale per una parte dei lavoratori e delle lavoratrici e per altri/e può essere nella giornata (una la mattina e un’altra il pomeriggio; in azienda vedi centralino ecc. ci sono già postazioni dove ciò è praticato).
• Nel caso di un reparto di 4 lavoratori per i quali sarebbe prevista la eliminazione della mansione si aprono scenari diversi: a) verifica se sia proprio necessario e giusto la totale eliminazione; b) altre attività simili esistono e sono svolte da altri reparti con i quali si può ruotare; c) ci sono reparti come il call center con un organico ampio che potrebbe incorporare previo addestramento o formazione necessaria altri 4 lavoratori ed essere coinvolto in quanto reparto dalla cassa integrazione a rotazione. E questa mobilità va studiata ma normalmente c’è stata una mobilità fra vari reparti che è servita alla azienda e che in questo caso consente di evitare la cassa integrazione a zero ore per alcuni (che non sono responsabili del negativo andamento aziendale perciò è sbagliato e discriminante che ricada soprattutto su alcune aree il rischio e le perdite della cigs)

• La formazione uno strumento per favorire la ricollocazione?

Durante il periodo che non sarà breve di permanenza in cigs si dovranno costruire percorsi ad hoc in collaborazione con le istituzioni con particolare riferimento al personale femminile anche perché in Italia abbiamo la % più bassa di occupazione femminile d’Europa.

• Un criterio generale di non discriminazione e di parità

Ammesso che in alcuni reparti c’è la necessità di superamento di quelle attività non può essere scaricata sui lavoratori presenti oggi la causa della crisi e le negative conseguenze economiche e di rischio del posto di lavoro. La mobilità orizzontale e di reparto invocata come disponibilità da parte delle aziende può essere l’occasione per ridistribuire solidalmente le attività residue necessarie. Perciò oltre al principio della buona fede e della correttezza si tratta di inserire nell’accordo principi di salvaguardia per tutti ed evitare la discriminazione della cassa integrazione a zero ore.

Lì, 23 luglio 2009

giovedì 16 luglio 2009

100 licenziamenti alla Ocè Italia

Ocè Italia dichiara lo stato di crisi con
100 licenziamenti su 560 lavoratori.
Gli azionisti vogliono più soldi.. i lavoratori perdono il posto di lavoro

La crisi generale e le ristrutturazioni, di cui in parte approfittano diverse aziende, hanno portato alla ribalta argomenti che devono trovare una concretizzazione nazionale con leggi ma anche negli accordi aziendali: blocco o sospensione dei licenziamenti e soluzioni alternative come i contratti di solidarietà e la cassa integrazione a rotazione con integrazione del reddito.

In particolare, nel piano proposto dall’azienda, in molte realtà non sono convincenti i numeri mentre in altre, tenendo conto di una riduzione delle attività, si potrebbero usare i contratti di solidarietà: ad esempio ciò è possibile nelle aree dei tecnici ma anche nella sede di Cernusco sul Naviglio dove sono previste perdite occupazionali importanti e in particolare di lavoratrici.

Ancora una volta, nel bel mezzo della crisi generale che qualche conseguenza la provoca anche in Ocè, si sommano situazioni particolari di mancanza di carichi di lavoro e di fine commessa ma quel che non sta in piedi è il piano generale con i 100 licenziamenti.

La direzione, consapevole che possono essere solo una quindicina i cosiddetti prepensionabili che potrebbero essere attratti dal “bonus”, ha in mente un taglio drastico per arrivare a ridurre i costi di 100 persone con l’uso della cassa integrazione straordinaria .. e poi fuori con il licenziamento in mano. Altri impegni generici e non vincolanti. L’uso di altri strumenti come la formazione o la ricollocazione devono essere elementi certi che prevedono il passaggio da posto di lavoro a posto di lavoro.

La CUB Informazione e la FLMUniti-CUB propongono, perciò, a lavoratrici e lavoratori una linea sindacale che imponga alle aziende di tenere conto della responsabilità sociale per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti.

In diverse aree sono presenti interinali (a somministrazione) e tempi determinati che sono utili e necessari e che, perciò, dovrebbero trovare, in una sanatoria con le assunzioni, la possibilità di evitare di essere discriminati nell’uso degli ammortizzatori sociali.
La possibilità di portare avanti delle proposte diverse da quelle che ha in mente la direzione dipende anche dalla forza sindacale (che si misura anche con gli iscritti) e dal sostegno alle proposte alternative.

Andremo all’incontro in Unione Grafici il 23 luglio per portare queste ragioni ma senza la lotta non ci regaleranno nulla.
Lì, 16 luglio 2009

76 licenziamenti a Secondamano, Milano sciopera

Editoriale Secondamano srl: la nuova proprietà ha avviato i licenziamenti collettivi per 76 lavoratori e lavoratrici su 161 dipendenti.
No ai tagli drastici della occupazione.
Si a strumenti alternativi per salvare la occupazione come i contratti di solidarietà e la cassa integrazione con la salvaguardia del reddito.

Oggi sciopero di un 'ora dalle 11,30 alle 12,30 con assemblea nel parco in fianco alla sede (la direzione non ha concesso la sala). Domani tocca alla sede di Torino con 4 ore di sciopero

La procedura aperta prevede di fatto la chiusura della sede a Torino con 33 licenziamenti su 37 presenti e a Milano 43 licenziamenti su 124 dipendenti. La nuova proprietà ha ereditato dal gruppo Schibsted (norvegese) una situazione aziendale delicata e complicata nonostante negli ultimi 18 mesi oltre 50 persone abbiano lasciato l’azienda…
La necessità di abbandonare e/o ridurre alcune funzioni online o altre superate perché legate alle necessità della multinazionale deve portare ad un confronto sul piano di rilancio della storica testata.
Il piano dovrà tenere conto delle attività utili e necessarie, il ripristino e /o il rilancio di attività abbandonate e la ricerca di nuove attività per dare stabilità ai prodotti, all’azienda e alla occupazione.
La grave crisi generale che si somma alla crisi aziendale non può e non deve portare alla soluzione estrema dei licenziamenti di cui alcune forze sindacali compresa la CUB chiedono la sospensione o il blocco degli stessi.
La Costituzione prevede un ruolo sociale delle aziende che si dovrebbe vedere nei momenti difficili con azioni che evitino tagli occupazionali.
Le leggi esistenti prevedono la salvaguardia occupazionale attraverso i contratti di solidarietà e/o la cassa integrazione a rotazione a cui si può aggiungere percorsi di formazione e riqualificazione.
Ma il futuro va gestito con il passaggio da posto di lavoro a posto di lavoro.
A maggior ragione ciò va attuato in un‘azienda con prevalenza di lavoratrici donne (circa 80% e con il 37% di dipendenti a part time).
Governi, istituzioni e sindacati chiedono e si appellano alle azioni necessarie per far uscire l’Italia dagli ultimi posti per la occupazione femminile. Quel che serve sono fatti concreti che non lascino sulla strada lavoratrici e lavoratori.
Andremo all’incontro in Unione Grafici il 17 luglio per portare queste ragioni ma senza la lotta non ci regaleranno nulla. Lanciamo un appello ai nuovi proprietari (che posseggono a Roma Porta Portese, a Napoli Bric a Brac e a Genova Affari) ad evitare la mano pesante e a trovare soluzioni alternative ai licenziamenti.