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domenica 11 luglio 2010

Marzorati di Brugherio: lettera aperta a Emma Marcegaglia

Lettera aperta a Emma Marcegaglia e alle Associazioni Imprenditoriali

Siamo lavoratori e lavoratrici della Marzorati Trasmissioni Industriali dell’operosa Brianza e vorremmo chiederVi un parere e/o un intervento per salvare un’azienda storica che rischia di diventare (temporaneamente) un reparto staccato della Cina finchè là non saranno in grado di produrre con qualità.
La famiglia Marzorati per tre generazioni (dal 1938) ha condotto la produzione di trasmissioni industriali di qualità che fanno girare le funivie, alzare il tettuccio della Ferrari e molti impianti industriali (Pirelli, Daniela, Sms Meer, Demag-Innse, Brevini, ecc.) non solo nel nostro paese.
Tempo fa con i soliti piani di ristrutturazione hanno ottenuto la possibilità di speculare nel centro di Brugherio e trasferito l’azienda con agevolazioni in una zona industriale… senza mantenere le promesse dei 48 posti di lavoro, devono un centinaia di migliaia di euro al Comune e le banche hanno fatto la parte del leone.. tant’è che avrebbero deciso la cessazione della attività.
La società dal gennaio 2010 ha superato la cassa integrazione ordinaria e in questo periodo di crisi ha chiuso ogni fine mese senza riuscire a consegnare gli ordini in portafoglio solo per difficoltà finanziarie.
I 23 dipendenti attuali sono sotto la minaccia di un piano di cessazione dell’attività e per ora la unica proposta (ancora non ufficiale) è quella di un terzista che da oltre 20 anni produce in Cina che sarebbe interessato a rilevare solo la officina (circa 12 lavoratori).
Il problema non è solo la perdita del 50% degli organici che in questo caso vuol dire una decina di posti ma sempre di uomini e donne in carne ed ossa che hanno diritto al lavoro e al futuro. Quello che vogliamo sottoporre alla Vostra attenzione è la scelta a cui siamo di fronte: lasciar chiudere, decapitare una azienda e avvallare la trasformazione in un reparto staccato per la produzione.
Si perderebbero per sempre progettazione, venditori, ecc. con le capacità ed esperienze accumulate.
La cosiddetta libertà di impresa può arrivare sino alla distruzione del futuro di un impresa e delle capacità e professionalità frutto di decenni di attività e di sacrifici dei lavoratori? L’art. 41 ha consentito finora ai proprietari di fare quello che hanno voluto.
Ma ora quello che è in gioco è la cancellazione di un impresa, di un azienda per un reparto di produzione dal futuro incerto.
E’ in corso un confronto con le istituzioni locali (comune e provincia) per tentare di trovare una soluzione positiva che dia continuità alle attività e alla occupazione.
La proprietà attuale non ha rispettato gli impegni, ora decide di ritirarsi ma non può e non deve decidere di mandare al macero un azienda.
Ci aspettiamo un contributo di idee e un intervento attivo per la salvaguardia.. del patrimonio produttivo e occupazionale esistente
Non accetteremo che venga ammazzata o smembrata un azienda che ha gli ordini in pancia.

Lì, 23 giugno 2010
Walter Cimini e Dario Sguersini RSU FLMUniti-CUB e USB Lavoro Privato

giovedì 16 luglio 2009

100 licenziamenti alla Ocè Italia

Ocè Italia dichiara lo stato di crisi con
100 licenziamenti su 560 lavoratori.
Gli azionisti vogliono più soldi.. i lavoratori perdono il posto di lavoro

La crisi generale e le ristrutturazioni, di cui in parte approfittano diverse aziende, hanno portato alla ribalta argomenti che devono trovare una concretizzazione nazionale con leggi ma anche negli accordi aziendali: blocco o sospensione dei licenziamenti e soluzioni alternative come i contratti di solidarietà e la cassa integrazione a rotazione con integrazione del reddito.

In particolare, nel piano proposto dall’azienda, in molte realtà non sono convincenti i numeri mentre in altre, tenendo conto di una riduzione delle attività, si potrebbero usare i contratti di solidarietà: ad esempio ciò è possibile nelle aree dei tecnici ma anche nella sede di Cernusco sul Naviglio dove sono previste perdite occupazionali importanti e in particolare di lavoratrici.

Ancora una volta, nel bel mezzo della crisi generale che qualche conseguenza la provoca anche in Ocè, si sommano situazioni particolari di mancanza di carichi di lavoro e di fine commessa ma quel che non sta in piedi è il piano generale con i 100 licenziamenti.

La direzione, consapevole che possono essere solo una quindicina i cosiddetti prepensionabili che potrebbero essere attratti dal “bonus”, ha in mente un taglio drastico per arrivare a ridurre i costi di 100 persone con l’uso della cassa integrazione straordinaria .. e poi fuori con il licenziamento in mano. Altri impegni generici e non vincolanti. L’uso di altri strumenti come la formazione o la ricollocazione devono essere elementi certi che prevedono il passaggio da posto di lavoro a posto di lavoro.

La CUB Informazione e la FLMUniti-CUB propongono, perciò, a lavoratrici e lavoratori una linea sindacale che imponga alle aziende di tenere conto della responsabilità sociale per trovare soluzioni alternative ai licenziamenti.

In diverse aree sono presenti interinali (a somministrazione) e tempi determinati che sono utili e necessari e che, perciò, dovrebbero trovare, in una sanatoria con le assunzioni, la possibilità di evitare di essere discriminati nell’uso degli ammortizzatori sociali.
La possibilità di portare avanti delle proposte diverse da quelle che ha in mente la direzione dipende anche dalla forza sindacale (che si misura anche con gli iscritti) e dal sostegno alle proposte alternative.

Andremo all’incontro in Unione Grafici il 23 luglio per portare queste ragioni ma senza la lotta non ci regaleranno nulla.
Lì, 16 luglio 2009