domenica 13 gennaio 2008

67 licenziamenti a Secondamano

67 licenziamenti a Secondamano (250 addetti): il gruppo Schibsted diventa proprietario della storica testata e dal 6 novembre ‘07 ha aperto la procedura per i licenziamenti collettivi. Contratti di solidarietà in alternativa ai licenziamenti.

Sindacati e lavoratori in agitazione, scioperi partecipati nelle diverse sedi: lunedì 26 novembre alle ore 10 incontro per trovare soluzioni alternative.

Le proposte prevedono 67 licenziamenti di cui 31 a Milano sui 170 addetti, e gli altri a Torino (13 su 49), Genova (5 su 12) e Bologna, Ferrara, Piacenza e Ravenna (18 su 18) con l’aggiunta di appalti di alcune attività, la cessione di alcune testate (il Fè di Ferrara, il Rò di Rovigo e la Pulce di Ravenna) e l’abbandono della piazza di Bologna e della testata. Altre motivazioni sono le innovazioni tecnologiche e di software. Insomma viene presentato un piano che taglia il 20% dei posti e del costo del lavoro con l’obiettivo entro due anni di tornare al profitto con due cifre.

Il piano non convince lavoratori e sindacati perchè dà per scontato la riduzione del settore tradizionale cartaceo e tagliando gli organici si compromette il futuro di tutta la società e della occupazione complessiva. Ancor oggi il settore cartaceo produce oltre il 90% del fatturato. Nessuno nega la necessità di sviluppare internet e on lina ma questo settore produce attività e posti di lavoro ma ad oggi non rende quasi niente. Ma è controproducente eliminare testate e abbandonare territori se si vuole tentare di diventare con Secondamano.it il sito più cliccato.

La preoccupazione è ancor più grande perchè l’80% della occupazione è femminile e il 37% è a part time. In Italia la occupazione femminile è agli ultimi posti in Europa e non è accettabile la perdita occupazionale e ci sono tutte le condizioni e gli strumenti per la salvaguardia della occupazione.

Il sindacato Cub Informazione sostiene le lotte e propone un altro piano che tenti un rilancio e il mantenimento del settore cartaceo con proposte concrete e l’uso dei contratti di solidarietà (riduzione dell’orario di lavoro con integrazione del 60% del salario mancante a carico Inps) in alternativa ai licenziamenti.

Il gruppo Schibsted che è presente in 20 paesi con 8.500 addetti (es. Francia 300, Spagna 1500 e in paesi nordici dove registra buoni affari anche sull’online) è un gruppo che può investire verso altre iniziative imprenditoriali che in altri paesi danno business e occupazione e che potrebbero funzionare anche in Italia. Perciò lo ribadiamo è necessario cambiare il piano e per quanto necessario alla salvaguardia occupazionale è possibile e previsto nella legislazione il contratto di solidarietà che peraltro consente alle aziende come incentivo anche uno sgravio del 25% dei contributi sulle ore lavorate.

Vogliamo ricordare che la Volkswagen per anni ha lavorato a 28 ore settimanali ha superato la crisi senza licenziare e gode di ottima salute (un pò meno i lavoratori che sono tornati a lavorare oltre le 35 ore settimanali).

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